Quando si parla di imprese si parla anche di tasse, è inevitabile. A tal proposito, come è la situazione italiana al confronto di altri paesi europei? Partiamo con il dire che la tasse italiane sono al di sopra della media europea, con percentuali medie del 31,4%, ovvero l’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) che si trova al 27,5% e l’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) che si trova intorno al 4% in media, a seconda della regione. A questo bisogna aggiungere tutta una serie di costi che non rientrano come tasse o tributi, ma che di fatto lo sono, come i bolli statali (ad esempio quelli dei conti correnti).
In UE, invece, la media delle tasse che un’impresa deve pagare è del 22,75%, in calo dal 2005. Se si considerano anche paesi che si trovano geograficamente nel nostro continente ma che non fanno parte dell’UE, l’aliquota scende al 20,6% (Turchia, Svizzera e Russia hanno infatti dei regimi fiscali più favorevoli).
In Irlanda le tasse sono decisamente basse: 12,5%. Questa percentuale è stata tenuta anche di fronte alla crisi economica. (Fonte revenue.ie)
La Gran Bretagna ha appena abbassato le tasse sulle imprese. Nel 2011 era del 26%, nel 2012 è scesa al 24%, nel 2013 è calata ancora di un punto percentuale (23%) e nel 2014 arriverà al 21%. Se invece si considerano le aziende con un fatturato inferiore a 300.000 sterline l’anno, l’aliquota è fissa al 20%. (Fonte HMRC)
In Germania le tasse sulle aziende sono pari al 29,48%, mentre quelle specifiche sui redditi aziendali sono del 15%, nota come Körperschaftssteuer, a cui va aggiunta una tassa di solidarietà pari allo 0,825% e una serie di tasse locali che vanno dal 7% al 17,5%.
In Francia le tasse aziendali sono al 33,33%. Il discorso fiscale è più favorevole se si tratta di PMI al di sotto dei 7,63 milioni di euro di fatturato e fino a 38mila euro di utili tassabili.
Cipro, infine, è uno dei paesi dell’euro dove si pagano le tasse migliori in assoluto: 10%, con i dividendi che non sono tassati.